Di recente Polizia locale e tecnici del Comune di Trezzano sul Naviglio, hanno svolto una “dovuta” ispezione in fabbrica che però, guarda caso, potranno prevedere anche il sequestro delle nostre attività e sanzioni penali e amministrative. Tutto questo perchè Unicredit Leasing, proprietaria dei capannoni, in sede di Prefettura, sta procrastinando la firma del Protocollo d’intesa che darebbe inizio a sanare proprio quelle “irregolarità” rilevate dalle “ispezioni”, le seconde in meno di tre anni. Chissà se riservano la stessa attenzione anche alle altre fabbriche!
Ieri sera, insieme agli artigiani/e della fabbrica e altre realtà del territorio, abbiamo effettuato una prima iniziativa nel corso del Consiglio Comunale di Trezzano che abbiamo abbandonato alle ore 02,30 dopo aver ottenuto la convocazione di un incontro con la Giunta.
Non accettiamo i provvedimenti amministrativi e l’apertura di procedure giudiziarie nei nostri confronti, questa volta dalle conseguenze pesantissime per noi lavoratori e lavoratrici.
Nel corso della seduta il consigliere comunale Fabio Crimi, che ringraziamo, ha chiesto che venisse messo all’ordine del giorno un punto sulla situazione della RiMaflow, proposta che non è stata accettata ma che sarà ripresentata per un prossimo Consiglio comunale. Dopo questo intervento Fabio ha abbandonato i lavori del Consiglio e per solidarietà si è seduto tra noi.
Non ci stiamo a subire un secondo licenziamento! …ieri dal padrone per bancarotta fraudolenta e delocalizzazione…e oggi amministrativamente (sic) dal Comune.
L’articolo 1 della Costituzione mette il Lavoro come base della Repubblica.
L’Articolo 4 dice che la “Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto…..” NOI CONTINUEREMO A BATTERCI PER QUESTI DIRITTI.
Vi terremo aggiornati.
Di seguito il testo del volantino che abbiamo distribuito in Consiglio comunale e alcune immagini relative alla nostra presenza.
SE LAVORARE E’ UN REATO ARRESTATECI!
La fabbrica recuperata RiMaflow di Trezzano sul Naviglio sta aprendo una nuova strada per ridare lavoro e dignità a chi è rimasto senza lavoro, abbandonato a se stesso da imprese e istituzioni.
Il fallimento di una fabbrica produttiva come Maflow per bancarotta fraudolenta e la successiva delocalizzazione in Polonia, da parte di chi ha rilevato a prezzi di saldo marchio e commesse milionarie, hanno comportato la chiusura dello stabilimento e la cancellazione di 330 posti di lavoro.
Un gruppo di operai e operaie sta cercando da quasi 5 anni di far ripartire l’attività economica senza mezzi, senza aiuto alcuno, a costo di immensi sacrifici personali. Questa vertenza invoca una nuova legge che preveda l’assegnazione in comodato delle strutture produttive ai lavoratori che lo richiedono, in forme aggiornate rispetto alla Legge Marcora: ci deve essere un risarcimento sociale a chi è stato ingiustamente licenziato (nel processo Maflow i lavoratori sono stati riconosciuti parte civile).
Il dovere delle istituzioni è quello di rendere possibile questo percorso aiutando i lavoratori a regolarizzare le attività economiche, a costruire un business plan, a trovare committenti.Almeno questo.
In sede di Prefettura di Milano c’è un testo di protocollo di intesa che coinvolge la proprietà (Unicredit Leasing), i lavoratori (Cooperativa RiMaflow, Associazione Libera, Cooperativa IES di Caritas) e il Comune di Trezzano, che i lavoratori sono disposti a sottoscrivere con le modifiche proposte dal comune.
Il procrastinare la firma del Protocollo da parte della proprietà, a causa di propri contenziosi legali con una società in leasing, ha dato il pretesto all’Amministrazione comunale di effettuare “ispezioni” che hanno rilevato “irregolarità”, guarda caso! Quella che il protocollo avrebbe potuto iniziare a sanare.
Invece di trovare ogni mezzo per sostenere i lavoratori in questo difficile passaggio, ancora una volta li si sanziona come una qualsiasi impresa senza scrupoli, che evade le tasse e viola norme di legge al fine di illeciti arricchimenti!
RiMaflow ha dimostrato che con l’impegno dei suoi operai e operaie è stato possibile porre le basi per la costruzione di oltre 80 posti di lavoro a Trezzano, regolarizzabili attraverso il riconoscimento di un contratto di comodato di locazione. non c’è impresa sul territorio che è riuscita a creare tante occasioni di lavoro; anzi, si continuano a cancellare ogni giorno posti di lavoro.
Anche la più alta autorità morale, la santa sede, ha riconosciuto la peculiarità e il valore dell’esperienza di RiMaflow.
Oggi, con l’iniziativa “dovuta” da parte del Comune (quanta ipocrisia c’è dietro a quel “dovuta”), che si nasconde dietro le parole di tutela della “sicurezza” (ma chi si è occupato finora della sicurezza di capannoni abbandonati che continuano ad inquinare , se non proprio gli stessi operai!), si vuol coscientemente mettere fine all’esperienza RiMaflow.
Noi non accetteremo di essere messi sul banco degli imputati e di subire una seconda volta una chiusura e un licenziamento. noi non abbiamo alcuna altra alternativa che non sia quella della regolarizzazione delle attività artigianali e industriali avviate.
NON SIAMO DELINQUENTI – NON SIAMO INQUINATORI
NON METTIAMO IN PERICOLO LA SICUREZZA.
Non abbiamo mai avuto una denuncia per essere rimasti a lavorare in fabbrica dopo la chiusura: siamo custodi di questo bene.
SIAMO PERSONE CHE STANNO COSTRUENDO UN LAVORO E UN REDDITO, QUANDO NESSUNO HA FATTO NULLA DOPO IL NOSTRO LICENZIAMENTO.
SIAMO IN TORTO PER VOLER LAVORARE?
ALLORA ARRESTATECI! NOI RIVENDICHIAMO CON ORGOGLIO QUESTO TORTO!
CHIEDIAMO UN INCONTRO URGENTE, ANZI IMMEDIATO, CON L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE PER TROVARE UNA VIA D’USCITA CONDIVISA A QUESTA SITUAZIONE
I lavoratori e lavoratrici del sito di via Boccaccio 1 – Trezzano sul Naviglio
13 luglio 2017
Comments are closed.