ARTE, LAVORO E AUTOGESTIONE

rimaflowadmin 12 Dicembre 2017 Commenti disabilitati su ARTE, LAVORO E AUTOGESTIONE

A fine Novembre 2017 RiMaflow e Isola Art Center hanno partecipato a un lavoro artistico a Tallin in Estonia, invitati dal Museo di Arte Contemporanea Estone– EKKM sorto all’interno di quella che era la centrale elettrica della capitale estone. Il lavoro artistico “ABIKS KESKKÜTTEKATLA KÜTJALE” (Aiuto per il fuochista della caldaia del riscaldamento centrale), che prende il nome dal titolo del libro che forniva istruzioni tecniche per il funzionamento della centrale, si è svolto con i ritmi di quelli che erano gli orari dei fochisti ai tempi sovietici.
Nell’ambito delle diverse esibizioni, che si sono sviluppate  fino al 4 dicembre, RiMaflow e Isola Art Center hanno esposto la loro esperienza che ha diversi punti di contatto con la storia di EKKM. L’iniziativa artistica è stata supportata da: Cultural Endowment of Estonia, Estonian Ministry of Culture, Estonian Artists’ Association, FLIR Systems Estonia, Draka Keila Cables AS, Heliopolis, LED House. Designer grafico: Valentin Vare (1961), Kirill Tulin

Di seguito Stefano Quitadamo e Pietro Monticelli di RiMaflow raccontano la loro esperienza.

E’ impossibile non affermare che l’esperienza avuta a Tallin, capitale dell’Estonia territorio dell’ex Unione Sovietica, abbia lasciato in noi una molteplicità di emozioni, ricordi e domande. Arte e lavoro sono vecchi amici e non certo oggi si riscoprono e desiderano intraprendere un percorso che li avvicini facendo della capacità ed enorme potenzialità dell’arte nelle suoi mille volti e voci uno strumento utile, anzi indispensabile, al mondo del lavoro  e delle esperienze di lotta che faticano in quanto tali, in un contesto difficile e compresso sotto il punto di vista del sostegno ideologico e pratico, a travalicare i confini geografici interni ed internazionali.

Kirill e Giulia, una coppia di giovani artisti, lei di Trezzano sul Naviglio e lui russo, ci hanno conosciuto per caso affacciandosi all’iniziativa dello scorso giugno con la Civica Scuola A. Pozzi e il tango. Quella sera si è consumato, come tante altre volte, il colpo di fulmine che siamo in grado di suscitare in chiunque attraversi l’esperienza RiMaflow. Da quel momento il loro desiderio di coinvolgerci in una esperienza che abbiamo solo nelle ultime fasi di preparazione inteso come molto particolare e in un certo senso di rottura anche all’interno del circuito artistico stesso, il tutto in una struttura occupata vicinissima al centro della capitale e quindi con un percorso simile a quello della fabbrica autogestita RiMaflow.

Il fuochista, questo il centro di tutto; il lavoro duro e poco remunerato al servizio di una delle numerose centrali termiche che abbiamo potuto contare nella capitale estone e che all’epoca costituivano il centro della produzione di energia. Un lavoro, seppur faticoso e sporco, che osservava dei turni di lavoro di 24 ore continuative e 3 giorni di riposo e per la quantità di tempo libero a disposizione era diventato quasi monopolio di intellettuali, poeti, artisti ecc.

Il progetto è stato esattamente quello di riprodurre quei turni di lavoro (1+3) dal 10 novembre al 4 dicembre 2017 nei quali giorni di lavoro aprire lo spazio e renderlo attraversabile da chiunque in qualsiasi forma. Abbiamo partecipato al turno del 26 novembre insieme a Edith e Daniele  di Isola Art Center che fin da subito abbiamo coinvolto per il loro lavoro artistico e vertenziale nel quartiere Isola di Milano e non solo insieme a numerose battaglie portate avanti da Berth e il suo collettivo appunto da molti anni compresa la nostra. Abbiamo trovato la nostro arrivo, oltre agli squisiti Kirill e Giulia, una ricercatrice italiana, Valeria, che vive a Londra e Adeline attivista francese residente a Venezia.

Tutti insieme abbiamo alloggiato al piano terra di questa palazzina, di fianco alla centrale del link precedente, la prima parte costituita da una grande stanza bianca quadrata sede degli incontri e, separata da un corridoio, la zona notte dov’era collocata la stufa che tutti insieme, provetti fuochisti, abbiamo continuamente alimentato; un sistema di condutture di acqua calda permetteva di riscaldare anche la prima stanza rendendo il mestiere del fuochista utile e indispensabile all’arte e alla dimensione materiale e domestica. Il tutto in una cornice quasi surreale dove il sole non si è mai affacciato e tutto era grigio e umido, acqua e freddo e possiamo dire a tratti desolante.

Più fari dalla luce giallastra puntavano nelle finestre tutto il giorno dello spazio rendendoci quasi scollegati dal mondo “naturale”; non sappiamo le sensazioni che si respirano in un sottomarino, senza dubbio avevamo molto più spazio ma la luce fissa e costante che permeava tutto lo spazio ha dato un’impressione simile.

La nostra esperienza ha suscitato molto interesse sia in chi ha vissuto con noi questa esperienza in modo continuativo sia in chi ha attraversato lo spazio e si è confrontato con noi e il conoscere altri punti di vista per lo più in un paese lontano da noi è stato molto interessante e stimolante.

Si sono avvicendati intellettuali, ingegneri informatici (in Estonia ci sono centri di ricerca molto avanzati nel settore informatico/militare) militanti di un collettivo femminista, che ci hanno poi ospitato presso l’unico spazio sociale della città, ed altri curiosi. Tutte e tutti scaldati da una buona tazza di caffè o the che non hanno mai abbandonato il fornelletto da campo che avevamo, insieme a biscotti, dolciumi e provviste varie che, chi ha sostenuto un occupazione come Rimaflow, conosce bene sia in termini di varietà ma soprattutto in termini di alimentazione sregolata ma molto comunitaria.

Arte e lavoro, spazi riscaldati solo con un fine commerciale e mercato dell’arte convenzionale, manifestazioni artistiche autogestite e lavoro operaio…quali intrecci possibili e connessioni. Temi molto interessanti ed elevati, anche più alti di noi, che abbiamo affrontato in modo aperto ed esplorativo, e che hanno creato, con la necessaria umiltà da parte di tutti, una piacevole discussione e un confronto tra soggetti profondamente diversi tra loro, ognuno con la propria storia, esperienza e cicatrici in un conflitto sempre aperto e totale che la storia ci impone.

 

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