L’ARTICOLO DI “REPUBBLICA” sull’incontro DELL’ARCIVESCO DELPINI CON RIMAFLOW

rimaflowadmin 25 Maggio 2018 Commenti disabilitati su L’ARTICOLO DI “REPUBBLICA” sull’incontro DELL’ARCIVESCO DELPINI CON RIMAFLOW

LA REPUBBLICA

Milano, l’arcivescovo Delpini alla Rimaflow: “Economia ottusa, non calcola i danni che può fare alle persone”

La visita per conoscere da vicino l’esperienza di chi ha riportato alla produzione lo stabilimento chiuso a Trezzano sul Naviglio nel 2012: oggi ci lavorano 120 persone

di ZITA DAZZI – 25 maggio 2018

“L’economia è ottusa perché non calcola i danni che può fare alle persone e pensa solo al profitto. Dio è aleato di chi lavora per il bene, delle persone che si mettono assieme per battaglie giuste”. Così ha detto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini durante la visita fatta alla fabbrica autogestita RiMaflow per conoscere da vicino l’esperienza di lavoro degli operai che hanno occupato e riportato alla produzione lo stabilimento dove lavoravano prima di essere licenziati: un’esperienza unica nel panorama lombardo e anche italiano. Grande la soddisfazione fra gli ex dipendenti Maflow che sei anni fa hanno ristrutturato e riconvertito i capannoni dello stabilimento di Trezzano sul Naviglio, dismessi nel 2012. Oggi ci lavorano 120 persone, fra ex dipendenti Maflow e altri artigiani e disoccupati che si sono aggiunti nel tempo al nucleo originario di 20 soci. E’ una cooperativa a gestire gli spazi recuperati e tenere l’amministrazione delle attività che si svolgono nei grandi spazi tornati a nuova vita.

Furono proprio i lavoratori mobilitati contro i licenziamenti ad avere l’idea di non arrendersi e di avviare nella fabbrica nuove attività produttive e artigianali con le quali recuperare un reddito. La Maflow venne chiusa definitivamente nel dicembre 2012 dopo un paio di anni di trattative infruttuose. Già in passato, nel febbraio del 2010, durante le lotte di fabbrica contro la chiusura dello stabilimento, Delpini aveva detto messa e portato la sua parola per la salvaguardia dei posti di lavoro. Ma quella di oggi è stata la prima visita ufficiale in veste di vescovo della Diocesi ambrosiana, in un territorio come quello lombardo duramente provato dalla deindustrializzazione.

“Non siamo un frammento insensato in un universo che lo è altrettanto, veniamo da un amore, il Signore, che ci ha chiamato per nome – ha detto monsignor Delpini ai lavoratori e alle loro famiglie riunite in un salone -. Questo ci autorizza ad avere stima di noi stessi, perché siamo, addirittura, interlocutori di Dio, che si aspetta qualcosa di buono da noi. Non siamo presuntuosi o illusi, non crediamo in soluzioni miracolistiche, ma abbiamo la consapevolezza di una libertà da giocare, dicendo sì al bene e no al male con un principio di discernimento. Noi siamo attratti da una speranza di felicità.  La seconda parola è insieme, alleanza, condivisione. Insieme possiamo farcela. A volte penso che sarebbe interessante entrare nella bottega del falegname di Nazareth, che aveva con lui un giovane, che si chiamava Gesù. Dice il Vangelo: Gesù stava sottomesso e imparava il mestiere. Invochiamo adulti che lo sappiano insegnare. Giovani che, stando sottomessi, poi, hanno l’audacia di andare oltre. Questa insoddisfazione per come vanno le cose, per il lavoro e le sue difficoltà, non è un destino, ma un’occasione. Insomma, gente che impara e gente che insegna, camminando insieme”.

“L’incontro con l’arcivescovo è stato molto bello, abbiamo fatto una piccola funzione nella sala grande, lui poi ha fatto un giro nella cittadella degli artigiani e poi ha partecipato ad un piccolo rinfresco offerto dal nostro gruppo di ragazzi diversamente abili – racconta il portavoce della fabbrica occupata, Luca Federici – Ci ha detto che lui può portare la sua solidarietà anche se non risolvere concretamente il nostro problema. Ci ha assicurato che lui aggiunge la sua solidarietà alla vicinanza delle parrocchie della zona e di alcuni sacerdoti come don Gino Rigoldi e don Massimo Mapelli”. Il vescovo ha pregato con gli operai e letto alcuni brani del Vangelo e di testi scritti da Papa Francesco. “Ha sottolineato l’importanza di stare assieme e di lavorare assieme, anziani con i giovani, appoggiando il nostro tema del ‘costruire comunità’ che gli abbiamo spiegato: noi ci siamo messi assieme per uscire dalle difficoltà”, aggiunge Federici.

La fabbrica della Maflow, subito dopo l’abbandono da parte della proprietà, era stata occupata dai lavoratori, rimessa a nuovo e riconvertita da automotive verso il riuso e il riciclo di apparecchiature elettriche ed elettroniche. Oggi è nata una vera e propria “Cittadella dell’altra economia” dove vengono lanciate molte iniziative solidali. All’interno vi sono laboratori di falegnameria, restauro, bigiotteria, stoccaggio di containers e di camper, oltre a un circolo sociale con mensa e bar autogestiti. L’Associazione Occupy Maflow, che prende il nome dai grandi movimenti di questi anni contro le politiche economiche e sociali liberiste dominanti coordina tutte le attività che si svolgono all’interno di RiMaflow.

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