Giornale dei Navigli: Sfratto lavoratori RiMAflow, Unicredit rivuole l’area

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Giornale dei  Navigli: Sfratto lavoratori RiMAflow, Unicredit rivuole l’area

Giornale dei Navigli – 19 settembre 2018

Sfratto lavoratori Rimaflow, Unicredit rivuole l’area FOTO

I lavoratori temono che “Unicredit voglia utilizzare fino in fondo l’inchiesta sui rifiuti per liberarsi di una “fastidiosa” presenza.

Di Francesca Grillo

TREZZANO SUL NAVIGLIO – Il presidio è iniziato presto, prima delle 8 questa mattina. I lavoratori si sono riuniti, con intenzioni pacifiche, con l’idea di “chiedere spiegazioni” sul fatto che un ufficiale giudiziario sarebbe entrato nella sede di Ri-Maflow di via Boccaccio. Quello che si temeva era uno sfratto, addirittura uno sgombero dei capannoni dove gli artigiani hanno ricreato una cittadella dei mestieri, tra falegnamerie, riparazioni di computer e altri lavoretti manuali.

Il presidente Lettieri si proclama innocente

Due capannoni più avanti, ci sono quelli sotto sequestro per la vicenda di traffico illecito di rifiuti che ha coinvolto il presidente della cooperativa Massimo Lettieri che dal carcere e per bocca del suo avvocato Paolo Cassamagnaghi, si proclama innocente, anzi, “totalmente estraneo all’associazione a delinquere che gli è stata imputata. Massimo era consapevole che i magazzini venissero utilizzati per lo stoccaggio di rifiuti, ma è totalmente estraneo all’associazione a delinquere. Vogliamo che sia ascoltato, lui stesso lo chiede da tempo.

Le parole dell’avvocato Cassamagnaghi

Le carte provano la sua totale estraneità all’associazione, anzi, mettono in evidenza uno scenario completamente diverso: i co-imputati hanno provato a fargli pagare colpe che non sono assolutamente da far scontare a Massimo”, parla l’avvocato.

La richiesta di sfratto da parte di Unicredit

Proprio la vicenda di Lettieri, che risale ormai a quasi due mesi fa, ha gettato il sospetto che Unicredit si sia affrettata a richiedere lo sfratto e la riappropriazione dei capannoni in sua proprietà per dimostrare in tutti i modi estraneità ai fatti.

L’immobiliare Virum aveva in leasing i capannoni

Ma lo sfratto che questa mattina doveva essere eseguito non era direttamente per i lavoratori di Ri-Maflow, ma per l’immobiliare Virum che aveva in leasing l’immobile per affittarlo a Maflow ai tempi in cui la fabbrica lavorava a pieno ritmo. Poi, il fallimento sei anni fa e il tentativo dei lavoratori di dare una nuova dignità a quei capannoni.

L’incontro con l’ufficiale giudiziario

L’ufficiale giudiziario questa mattina ha incontrato gli avvocati di Unicredit, proprietaria dell’immobile, e i lavoratori di Ri-Maflow, alla presenza dei carabinieri che sono intervenuti per garantire massima sicurezza. Non trovando quello che si aspettava, cioè gli uffici di Virum (la società si è volatilizzata) ha ritenuto necessario, prima di procedere con lo sfratto dei lavoratori di Ri-Maflow, prendere tempo per inventariare tutto il contenuto dei capannoni e capire chi c’è dentro.

Lo sfratto sarà esecutivo il 28 Novembre

Ma lo sfratto rimane, è solo rinviato al 28 novembre, “nonostante la pressione dei legali di Unicredit”, commentano da Ri-Maflow. In questa data sarà esecutivo. Questo significa che c’è tempo fino a fine novembre per trovare una soluzione.

Una possibile soluzione

Una soluzione che potrebbe coinvolgere un imprenditore della zona, interessato all’acquisto dell’area. Una trattativa già in atto al tavolo della Prefettura, portata avanti con determinazione dai lavoratori.

I lavoratori chiedono di regolarizzare la loro presenza

“In questo momento il nostro obiettivo non cambia ed è semplice: vogliamo la riconvocazione del tavolo in Prefettura, dove da 16 mesi sono attese le osservazioni da parte di Unicredit sul testo di un protocollo di intesa già sottoscritto sia da Ri-Maflow che dal Comune di Trezzano – dal Comune di Trezzano arriva tuttavia comunicazione che nessun protocollo è stato sottoscritto da parte dell’Amministrazione e che le proposte avanzate non hanno ricevuto riscontro da parte di Ri-Maflow, ndr – per poter “regolarizzare” la nostra presenza – si parla di 120 lavoratori e lavoratrici – nella fabbrica recuperata. Regolarizzazione senza la quale la Cooperativa e i lavoratori sono costantemente a rischio di denunce per mancate autorizzazioni”.

Un sospetto tra i lavoratori Rimaflow

I lavoratori temono che “Unicredit voglia utilizzare fino in fondo l’inchiesta sui rifiuti per liberarsi di una “fastidiosa” presenza, obiettivo da tempo perseguito, per esempio facendo di tutto per non arrivare a un accordo nel tavolo con la Prefettura ora congelato proprio per sue responsabilità”. Ma i lavoratori non si arrendono: “Ri-Maflow vivrà”.

 

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