Il FATTO QUOTIDIANO”: QUANDO I LAVORATORI FANNO DA SE’

rimaflowadmin 12 Aprile 2019 Commenti disabilitati su Il FATTO QUOTIDIANO”: QUANDO I LAVORATORI FANNO DA SE’

CONTRO LA CRISI Tra imprese recuperate e “workers buy out”l’alternativa ai fallimenti aziendali

Quando i lavoratori in fabbrica fanno da sé

 Da “Il Fatto Quotidiano” del 12 aprile 2019

 

Di Salvatore Cannavò

Di fronte alla crisi economica può convenire organizzarsi da soli. Anche per questo la discussione su “imprese recuperate”, “economia dei lavoratori” o, “workers buyout” (Wbo, lavoratori che ricomprano le aziende in crisi) ha preso di nuovo vigore.

LO SCORSO MESE il governo pensava di emendare la legge sul Reddito di cittadinanza introducendo un fondo apposito per i lavoratori che “salvano” le loro aziende in crisi. Pochi giorni fa, su iniziativa dell’ex ministro Fabrizio Barca, il Forum Disuguaglianze Diversità (Fdd) ha messo il tema dei workers buy-out al centro di “15 proposte per la giustizia sociale”. Oggi a Milano, invece, presso la “fabbrica recuperata” Rimaflow, a Trezzano sul Naviglio, si apre il “Terzo incontro internazionale dell’economia dei lavoratori e delle lavoratrici”, tra collettivi di lavoro, attivisti sociali, sindacalisti e universitari di tutta Europa.

S e c o n d o il Fdd, se da un lato la soluzione del Wbo “ha un forte connotato di efficienza economica”, dall’a l t r o “può avere forti riflessi positivi in termini di giustizia sociale per gli effetti distributivi della soluzione proprietaria e per la natura delle scelte aziendali, che bilanceranno gli obiettivi di profitto con quelli della stabilità nel tempo dei posti di lavoro”. Il meccanismo è stato promosso dalla “legge Marcora” del 1985 e si fonda sulla rinuncia, da parte dei lavoratori, ai trasferimenti a cui hanno diritto in caso di crisi aziendale (anticipo dell’indennità di mobilità, Tfr, altre risorse), trasformandosi in soci imprenditori. Dal 1986, la società Cooperazione e Finanza Impresa (Cfi), partecipata e vigilata dal ministero dello Sviluppo economico, promuove finanziariamente l’iniziativa che ha dato vita, dal 1986 al 2018, a 226 operazioni di cui 63 negli ultimi otto a n n i . H a n n o coinvolto 7500 lavoratori, 15 mila con l’indotto, con una percentuale di fallimento, a dieci anni dalla costituzione, del 15%.

L’Economia dei lavoratori e lavoratrici, di cui si discute per tre giorni alla fabbrica recuperata della Rimaflow – che ha anche stimolato la creazione di una rete nazionale Fuorimercato–è basata invece, più radicalmente, sui principi dell’autogestione e del mutualismo.

All’incontro ci saranno realtà analoghe di Francia, Grecia, Croazia, Spagna, Belgio, Germania e anche Kurdistan con l’obiettivo di dare vita a “un’altra economia, alternativa al modello capitalista di produzione”. Tra gli ispiratori del progetto, il sociologo Andres Ruggeri, della Facoltà di Economia aperta di Buenos Aires, dove il fenomeno delle fabbriche recuperate è nato:

“L’economia dei lavoratori è Il centro per l’impiego di via Strozzi LaPresse un fenomeno ampio con forme distinte in varie parti del mondo. In Argentina se ne contano circa 400, in Uruguay 50, in Brasile 70, ma ce ne sono in varie parti del mondo e se consideriamo il criterio del Wbo, sono centinaia. Il problema con il Wbo è che, passando per l’acquisto dell’impresa, è facile che si riformi una gestione capitalistica dell’azienda. Ilproblema è l’autogestione”.

“LA NOVITÀ DI QUESTO incontro –spiega Gigi Malabarba, tra i fondatori di Rimaflow – è che ora apriamo la rete al mondo rurale dove ci sono più realtà e più sperimentazioni “fuori mercato”di filiere autogestite di produzione e distribuzione che non sono residuali. Del resto, del “porta a porta” ormai si occupa Amazon. Ma sono interessanti le autogestioni e le cooperative nel campo dei beni confiscati”.

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