Intervista a Giovanni Impastato

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Intervista a Giovanni Impastato

 

Di Valentina Simona Bufano – 15 10 2019

Abbiamo intervistato Giovanni Impastato, recentemente ospite della Ri-Maflow in una partecipata assemblea organizzata con l’associazione  culturale Liberamente, Rifondazione Corsico, Una Casa Anche Per Te, Osservatorio  Antimafie di Monza e Brianza.

Impastato è il fratello minore di Peppino, ucciso dalla mafia nel 1978. Giovanni e la madre Felicia hanno portato avanti la sua lotta. Il 7 dicembre del 2000, la Commissione Parlamentare Antimafia ha consegnato a Felicia sulla porta di “Casa Memoria” la relazione approvata all’unanimità che riconosceva le responsabilità di magistrati ed alte cariche delle forze dell’ordine nel depistaggio delle indagini sul Caso Impastato. “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” nasce nella primavera del 2005.

 

  • Quali sono le attività principali di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato?

“Portiamo avanti attività culturali, presentazioni di libri nel nostro territorio, a Cinesi. Stiamo coinvolgendo tantissimi giovani, soprattutto alunni delle scuole elementari, ragazzi che stiamo cercando di educare, di formare. Facciamo accoglienza pure a Casa Memoria, ragazzi di dieci, dodici anni. E svolgiamo attività non soltanto a Cinesi. Poi nello stesso tempo portiamo avanti un grande lavoro di studio, di analisi, di ricerca, lavorando col Centro Studi Impastato a Palermo. In giro per l’Italia incontriamo tantissimi ragazzi nelle scuole, incontriamo tantissima gente per iniziative pubbliche sulla mafia. E poi siamo molto vicini ai movimenti che lottano, portano avanti le battaglie per difendere i loro territori da ogni sopraffazione. Siamo molto vicini al movimento No Tav e a tutti i movimenti antimafia. Diciamo che siamo vicini a tutte quelle persone che dal basso scontrano con un potere costituito e che  nello stesso tempo lottano contro la mafia. La nostra attività è un’attività intensa. Gestiamo. Assieme al Comune,  la casa del boss Badalamenti che è stata confiscata in base alla nuova legge 109 sulla confisca dei beni ai mafiosi. Anche qui ci sono tante attività: c’è una biblioteca, c’è una sala multimediale, c’è la sede di Radio 100 passi, c’è una sala per conferenze e tutto il resto, dove giornalmente siamo attivi; dove Casa Memoria ogni giorno è aperta con i volontari che lavorano lì. Abbiamo la libreria all’interno di Casa Memoria. E poi siamo anche Casa Editrice: pubblichiamo quei testi che nessuna delle altre Case Editrici ci pubblica, sono testi che riguardano la nostra attività, la storia di Casa Memoria, tutto il lavoro che noi portiamo avanti. E poi ci sono tante altre cose che facciamo. L’accoglienza a Casa Memoria: accogliamo decine e decine di persone che ogni anno vengono lì a ricordare Peppino. E poi facciamo formazione, collaboriamo anche con la Cooperativa Liberamente, loro hanno un altro bene confiscato a Cinisi che è un residence dove facciamo accoglienza. Insomma la nostra attività è a tutto spiano, non ci fermiamo mai, non ci annoiamo”.

 

  • Ci precisa la Sua vicinanza a quei movimenti che partono da una rivendicazione ambientale, di tutela del territorio, però hanno una contiguità con la lotta alla mafia.

“Fanno le stesse cose che faceva Peppino cinquant’anni fa: bloccava le ruspe e lottava a favore dei contadini, per salvare il loro villaggio, per non gettare sul lastrico quella povera gente. Quella era una battaglia per la salvaguardia della bellezza del territorio e lì si scontrava con la mafia. I NoTav e tutti gli altri movimenti si scontrano con la mafia perché la mafia ha dei grandi interessi in tutti i territori. Non soltanto in Sicilia. Oggi in Lombardia c’è più mafia che in Sicilia. In Piemonte ci sono stati processi e confische dei beni e quando tu ti vai a scontrare con quelle persone che nei territori vogliono realizzare le grandi opere per saccheggiare il territorio è perché lì ci sono interessi mafiosi. Mi sembra normale e automatico: Peppino, dal basso,  aveva individuato queste cose 50 anni fa, quando lottava contro la speculazione del territorio e organizzava le mostre fotografiche. Oggi ci siamo arrivati, in ritardo ma ci siamo arrivati.”.

  • Lo scorso anno una ricerca ha evidenziato che metà degli studenti italiani non conosce la storia di Suo fratello. Alcuni confondono il 9 maggio 1978 con il 23 maggio 1992. Come fissare nelle loro menti gli episodi da considerare più rilevanti, vere e proprie pietre miliari della lotta al fenomeno mafioso?

“Non conoscevo questo dato. Conoscevo alcuni dati di Libera che però non erano specifici su Peppino Impastato, ma esprimevano con chiarezza un malumore, alcune cose che non andavano. C’erano percentuali alte di indifferenza su tutta una serie di argomenti. Quello che io posso dire è questo: senza esagerare, a livello di giovani, Peppino Impastato forse è più conosciuto di Falcone e Borsellino. Perché parliamoci chiaro: la nostra presenza nelle scuole è stata martellante da vent’anni a questa parte, noi siamo stati presenti in tutte le realtà scolastiche, abbiamo organizzano incontri che vanno da Pantelleria alla Valle d’Aosta. Casa memoria è diventata una struttura nazionale, con tanto referenti nei settori dove si organizzano tante iniziative soprattutto nelle scuole. Non ho difficoltà a dirlo: Peppino nelle scuole è più conosciuto di Falcone e Borsellino. Peppino è molto conosciuto nell’ambiente giovanile studentesco, però è vero che molti giovani non sanno quello che è successo il 9 maggio, non sanno quando e cosa è successo a Piazza Fontana. E’ vero: non c’è un‘informazione chiara nell’affrontare nelle scuole quello che è accaduto da cinquant’anni a questa parte. Quando noi andiamo a parlare nelle scuole raccontiamo la storia degli ultimi cinquant’anni, partendo da Portella della Ginestra e questo metodo funziona. Non è che tutti vanno ad esprimere con chiarezza cosa è la mafia, vanno a parlare del nuovo concetto di legalità, che non è solo rispetto delle leggi ma è tutt’altro che rispetto delle leggi, se dove c’è una legge non c’è il rispetto della dignità umana, come ai tempi del fascismo Per esempio: l’Antifascismo. Il fascismo è diventato un problema soprattutto nelle scuole. C’è un aumento di persone che pendono dalle labbra di Salvini, che pendono dalle labbra di quelle persone che fanno apologia di fascismo, il fascino della violenza, del potere, tutte queste cose. Bisogna smontarle al più presto. Noi il nostro dovere l’abbiamo fatto. Io è un mese che manco di casa, ogni giorno faccio due incontri nelle scuole, la domenica la scuola non c’è e incontro la società civile“.

 

  • La Ri-Maflow di Trezzano sul Naviglio ha scelto di essere un presidio anti mafia, tra l’altro all’interno di un contesto, quello del Sudovest Milanese intriso di ‘ndrangheta. Quanto sono importanti per la lotta alla mafia le attività di una fabbrica autogestita e non abbandonata al degrado?

 

“Guarda: sono determinanti, sono fondamentali, sono importantissimi, te ne direi ancora di più, su questo non ci sono dubbi: la memoria è importante ma non basta, la denuncia è importante ma non basta. Lo dico con chiarezza: Ri-Maflow può fare moltissimo come ha già fatto. Bisogna portare avanti un sano progetto di sviluppo economico e morale, quello che sta facendo Ri-Maflow. Questo è fondamentale per configgere la mafia, perché senza un progetto di sviluppo economico e morale, ripeto e morale, è chiaro che noi non ce la possiamo fare. Che poi Ri-Maflow sviluppa anche una cultura della legalità, una cultura antimafiosa, che è legata a questo progetto di sviluppo, che è un progetto sano di sviluppo economico. Però purtroppo anche queste cose sono scomode. Assieme alle altre realtà che ho accennato prima si può crescere tantissimo.

Il problema è che viviamo in una situazione particolare, una situazione difficile: ci sono realtà come Ri-Maflow, ci sono i movimenti che abbiano accennato prima, ci sono associazioni come Libera, l’Arci, Medici senza Frontiere, Emergency e Anpi, tutta una serie di associazioni che non avete idea del lavoro che sviluppano sui territori, compresi i movimenti detti prima. C’è praticamente di tutto, ma di gente molto seria che lavora tantissimo e io non capisco perché siamo nella “merda” totale. Purtroppo siamo tutti orfani, noi abbiamo bisogno di un vero soggetto politico che quanto meno ci possa rappresentare, perché è importante. Un soggetto politico che parta dal basso, che possa rappresentare tutte queste realtà associative che senza dubbio sono anche antifasciste. Io non capisco perché stiamo toccando il fondo. Più il tempo passa più scendiamo in basso. Io credo che sia il caso di iniziare a discutere tra di noi, incominciare a riflettere su quello che stiamo facendo, mettersi assieme, elaborare un progetto culturale, politico propositivo e andare avanti e dobbiamo porci il problema della rappresentanza vera e propria e non possiamo delegare tutto a persone che ormai hanno fatto il loro tempo e non parlano il linguaggio dei giovani. Questa mattina sono stato in una scuola e ho parlato per tre ore con i ragazzi. Penso I ragazzi di oggi parlano una lingua completamente diversa. Io penso di parlare la loro stessa lingua. Noi dobbiamo avere questo approccio e invece non facciamo nulla e infatti la deriva fascista sta per aumentare soprattutto nelle scuole”.

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