F35 , MASCHERINE E NOI LAVORATORI E LAVORATRICI

rimaflowadmin 5 Aprile 2020 Commenti disabilitati su F35 , MASCHERINE E NOI LAVORATORI E LAVORATRICI

La carenza di mascherine è diventata insopportabilmente drammatica non solo per i cittadini ma soprattutto per coloro che lavorano nei servizi essenziali della sanità e dei settori utili alle nostre necessità quotidiane. Milioni di lavoratori e lavoratrici rischiano di ammalarsi e di morire per l’incapacità del Governo nazionale e delle istituzioni regionali a fornire e garantire con continuità delle semplici mascherine. Se poi consideriamo che i morti reali per coronavirus sono molti di più di quelli comunicati dalle fonti ufficiali, in quanto tantissime persone sono morte a casa, se ne deduce che la carenza di posti letto e di respiratori ha contribuito ha questo dato drammatico. Questo è il risultato di decenni di tagli alla sanità fatti da tutti governi che si sono succeduti e che hanno favorito speculazioni e profitti alla sanità privata. Non è poi questo il motivo per cui per fare una semplice ecografia nelle strutture pubbliche occorre aspettare mesi e invece nelle private si possono eseguire subito? Naturalmente pagando!

L’EMERGENZA SANITARIA

Sono anni che l’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte sul rischio di una pandemia. Non solo per le emergenze sanitarie che sono scoppiate negli anni passati, ebola, sars…, ma anche per l’enormità degli allevamenti intesivi di animali destinati al consumo umano e per la continua distruzione degli ecosistemi che favoriscono questi virus e la loro trasmissibilità. Rispetto a tutto questo cosa è stato fatto? NULLA!

Certo, questo tipo di emergenza non si era mai verificata nella storia ed alcuni errori si possono comprendere ma di fronte alla carenza di dispositivi sanitari e quant’altro a LORSIGNORI del Governo nazionale e regionale poniamo una semplice domanda:

DI FRONTE ALLA POSSIBILITÀ DI UNA EMERGENZA SANITARIA CI SI DEVE PREPARARE PRIMA O DURANTE L’EMERGENZA?

GLI F35 E LE ARMI DI MORTE

Si può considerare un errore la scelta del Governo Conte di permettere la costruzione di armi di morte, come gli aerei da combattimento F35? E’giusto considerarle essenziali e strategiche per la “difesa nazionale”, mentre negli ospedali e nelle case si continua a morire e si costringe i lavoratori a mettere a rischio la loro vita in fabbrica? Non è questo un asservimento alle disumane leggi del mercato e degli interessi militari?

Come interroga Gino Strada di Emergency, con il costo di un solo F35 non sarebbe meglio costruire 2000 posti di terapia intensiva?

LA CARENZA DI MASCHERINE

Il problema ci coinvolge molto perché in autogestione abbiamo avviato un progetto di lavoro solidale per la produzione di questi dispositivi. L’intento è quello di darci una maggiore prospettiva per il futuro e nel contempo dare una risposta concreta alle necessità delle persone, in una relazione di mutuo soccorso con altre realtà solidali del territorio.

PUNTO 1

dall’inizio dell’emergenza sanitaria LORSIGNORI, incluso autorevoli medici, hanno continuato a dirci che le mascherine servono solo se siamo stati contagiati dal virus o se si sospetta di averlo.

Di fronte a queste affermazioni, lavoratori e lavoratrici come noi si pongono una domanda che crediamo si son posti in molti:

SE SONO STATO CONTAGIATO E NON HO SINTOMI COME FACCIO A SAPERE DI AVERE IL VIRUS SE NON MI VIENE FATTO UN TAMPONE? E QUINDI PER PRUDENZA NON È PIÙ SAGGIO PORTARE TUTTI LA MASCHERINA PER CONTENERE EVENTUALMENTE I PROPRI VIRUS?

Ci viene il sospetto che LORSIGNORI, quando dicono che le mascherine non servono, cercano di nascondere o mitigare una triste realtà, cioè che non ci sono. E se non ci sono per infermieri e medici tantomeno per noi.

PUNTO 2

A LORSIGNORI che continuano a dirci che la carenza delle mascherine dipende dal fatto che si producono in gran parte in Asia chiediamo:

CHE COSA AVETE FATTO RISPETTO AL FORTE PERICOLO DI UNA EMERGENZA SANITARIA?

COME AVETE AFFRONTATO LA COSA?  

A noi lavoratori e lavoratrici ci pare che abbiate parecchie responsabilità, la prima l’abbiamo già accennata: per le emergenze ci si prepara per tempo. Ma siccome non l’avete fatto vi diciamo come avremmo affrontato la cosa, quando il 31 gennaio avete proclamato lo stato di emergenza nazionale. Saremmo partiti dall’articolo 43 della nostra Costituzione che prevede l’ESPROPRIO DI IMPRESE PER PREMINENTE INTERESSE GENERALE.

QUESTA EMERGENZA SANITARIA NON È FORSE UN DRAMMATICO MOMENTO PER TUTTA LA POPOLAZIONE ITALIANA?

SULLA BASE DI QUESTO LO STATO NON AVREBBE POTUTO SIN DA SUBITO PRENDERE IN MANO LA SITUAZIONE E PRODURRE MASCHERINE ESPROPRIANDO LE IMPRESE UTILI ALLA PRODUZIONE?

D’altraparte non espropriate terreni per costruire autostrade?

Non è la stessa cosa che fate in Val di Susa per costruire la TAV utilizzando ingenti risorse pubbliche per devastare il territorio e costruire un’opera inutile che favorisce solo speculatori e mafia?

COME AVETE PENSATO DI AIUTARE TUTTI COLORO, CHE COME NOI, HANNO PENSATO DI CONVERTIRE LA PRODUZIONE PER SOPPERIRE ALLA CARENZA DI QUESTI DISPOSITIVI?

Se da una parte ci sono norme che devono garantire la sicurezza sanitaria di questi dispositivi dall’altra non c’è un reale supporto a chi vuole seriamente riconvertire la produzione.

LE CONSEGUENZE: 

mascherine introvabili e quando si trovano assistiamo a enormi speculazioni sul prezzo e truffe. Per non parlare dei pasticci della stessa Protezione Civile.

Per quanto ci riguarda le difficoltà non ci scoraggiano. Attuando le protezioni sanitarie del caso, e attraverso l’autorganizzazione e il mutuo soccorso, cerchiamo di darci un futuro e, nel nostro piccolo, venire incontro ai bisogni dei cittadini/e, anche attraverso la campagna #IoRestoSolidale  della rete nazionale Fuorimercato. L’auspicio è che da questa drammatica situazione nasca un movimento dal basso che metta in discussione l’attuale sistema economico e politico, che non è in grado di venire incontro ai bisogni dell’umanità, se non al profitto di pochi. Il coronavirus, nella sua drammaticità, ci impone a ripensare radicalmente la società e gli stili di vita per iniziare un cammino verso un sistema a misura di uomo e donna in senso egualitario.

Comunità dei lavoratori/trici e artigiani/e della Città dei Mestieri di RiMaflow-Fuorimercato

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