Cos’è la sovranità alimentare?

rimaflowadmin 12 Aprile 2014 0

Questo testo è stato scritto da Esther Vivas, giornalista e ambientalista catalana impegnata nei movimenti sociali e ricercatrice dell’università di Barcellona, città che ha visto crescere in maniera esponenziale il consumo critico autogestito. I riferimenti allo Stato spagnolo ben si attagliano anche alla nostra realtà (esthervivas.com).

Sovranità BIS

Secondo la definizione dell’accademia reale spagnola, “mangiare” significa “ masticare e ingerire attraverso la bocca un alimento per farlo passare allo stomaco”. Ma mangiare è molto più che ingerire alimenti. Mangiare in maniera sana e cosciente implica chiedersi da dove viene ciò che consumiamo, come è stato fatto, in quali condizioni e perché paghiamo un prezzo determinato per questo. Ciò significa prendere il controllo delle nostre abitudini alimentari e non delegarle ad altri. O per dirla con altre parole, ciò significa essere sovrani, poter decidere quello che riguarda la nostra alimentazione. Questo è il concetto di sovranità alimentare.

E’ dal 1996 che il movimento contadino internazionale Via Campesina ha posto per la prima volta questo concetto sul tavolo in occasione di un vertice dell’ONU per l’Agricoltura e l’alimentazione (FAO)  a Roma. Uno degli obiettivi principali era quello di promuovere l’agricoltura locale, contadina, in piccola scala e finirla con gli aiuti che riceve l’agro-industria per l’esportazione e con i  surplus agricoli, che fanno una concorrenza sleale ai piccoli produttori. Oggi questa rivendicazione non si limita più solamente al mondo contadino, anche larghi settori sociali lo reclamano. Alimentarsi e poter decidere sul modo di farlo è una cosa che riguarda tutti.

Il  concetto di sovranità alimentare è stato formalmente definita da Via Campesina come “ il diritto di ciascuna nazione a mantenere  e a sviluppare i suoi alimenti tenendo conto della diversità culturali e produttive”. In definitiva, occorre avere la sovranità piena ed integrale per decidere ciò che si coltiva e ciò che si mangia. Le politiche agricole e alimentari attuali non lo permettono. Riguardo alla produzione, numerosi paesi si sono visti obbligati ad abbandonare le loro diversità agricole a favore di monocolture di cui non beneficiano che un pugno di imprese. A livello commerciale, la sovranità di numerosi paesi è sottomessa ai diktat dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. E questo per non fare che due esempi.

L’essenza della sovranità alimentare risiede nel “ potere di decidere”: che gli agricoltori possano scegliere ciò che coltivano e che abbiano accesso alla terra, all’acqua e alle sementi, e che noi consumatori abbiamo ogni informazione su ciò che consumiamo e possiamo sapere quando un alimento è transgenico o no. Tutto ciò oggi non è possibile. Si specula sulla terra, si privatizzano le sementi, l’acqua è ogni giorno più cara, con l’etichetta di un prodotto si sa a stento ciò che mangiamo e lo Stato spagnolo è una delle principali zone di coltura di transgenici in Europa. La lista potrebbe continuare.

Dunque, come fare in modo che questa sovranità alimentare  sia concreta? Partecipando a gruppi di acquisto e a cooperative di consumo ecologico, orti urbani, cucine impegnate e  slow food, acquistando direttamente i prodotti dai contadini locali e che difendono l’ambiente. Ossia iniziative che mettano in contatto produttori e consumatori, che stabiliscano delle relazioni di fiducia e di solidarietà tra la città e la campagna, che rafforzino il tessuto sociale, che creino delle alternative produttive nel quadro dell’economia sociale e solidale, e che dimostrino in generale che esistono alternative.

La sfida è quella di portare questa sovranità alimentare all’insieme della popolazione. E per questo sono necessari dei cambiamenti politici. Nello Stato spagnolo è urgente che si impedisca la coltura transgenica, che contamina l’agricoltura convenzionale ed ecologica. Una Banca pubblica agricola è necessaria per rendere accessibile la terra a coloro che vogliono vivere e lavorare in campagna. Una legge adeguata sull’artigianato è indispensabile per rispondere ai bisogni dei piccoli artigiani. La riconversione delle mense dei servizi pubblici (scuole, università, ospedali…) in mense di cucina ecologica e di prossimità con l’acquisto di prodotti locali è una questione chiave. E bisogna introdurre il ”saper mangiare” nell’iter scolastico.

La sovranità alimentare è possibile. Tutto dipende da noi, dalla nostra presa di coscienza, dal costruirla nel nostro quotidiano e dall’esigere che venga messa in pratica. Volere, è potere.

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