Miguel Urban Esponente di Podemos sostiene rimaflow

rimaflowadmin 18 Novembre 2014 0

miguel urban sito 621 414

RIMAFLOW VUOLE E DEVE VIVERE !!
SIAMO QUASI A META’ DELL’OBIETTIVO

ma dobbiamo ancora superare lo scoglio della salita!

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A meno di tre settimane dall’avvio della campagna “RiMaflow vuole vivere” abbiamo raccolto 6925 €, 1230 tramite paypal e 5.695  tramite bonifici e iniziative.
Ci mancano ancora 8075 euro per comprare il macchinario ad aria compressa necessario a far riavviare la produzione:

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Puoi fare un bonifico a Associazione Occupy Maflow, IBAN: IT93S0501801600000000158008 c/o Banca Etica e indicare come causale: DONAZIONE RIMAFLOW VUOLE VIVERE. Settimanalmente provvederemo a aggiornare la pagina di produzioni dal basso con le donazioni che arriveranno tramite bonifico.

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A

“Podemos fa paura ai poteri forti”

Intervista a Miguel Urban di Fabio Sebastiani*

Miguel Urban, uno degli esponenti di punta di Podemos, è in Italia invitato dalla Rete Communia per illustrare l’esperienza di questa formazione politica di “Unità popolare”, come la definisce lui stesso. In Europa, Podemos è riuscita a mandare ben cinque rappresentanti. E questo è noto. Quel che è meno noto è che se si dovessero fare delle elezioni in Spagna Podemos potrebbe piazzarsi come il secondo partito. Ha 150mila iscritti e più di 1.400 circoli in tutto il paese iberico. Un fenomeno che nemmeno Miguel riesce a spiegare chiaramente. Per farlo ci racconta delle numerose assemblee e del fatto che quando chiedeva di alzare la mano a quanti avessero già fatto politica o avessero partecipato ad un corteo quasi nessuno alzava la mano. “Podemos – dice Miguel – nasce proprio nel momento di massima crisi della politica e rappresenta il più grande atto di insubordinazione a chi pensava di ricattare il Paese con la paura della crisi. “Non è né anticapitalista né antiliberista – aggiunge – ma rappresenta la risposta alla crisi e alla crisi della politica in Spagna”. Il Partito popolare, al governo in Spagna, e anche i vertici di alcune banche internazionali come il signor Botin di Santander, temono Podemos perché ormai è diventato un polo di attrazione immediata del consenso popolare. Ma la filosofia di Podemos non è quella della rappresentanza, ovviamente. L’idea è quella dell’enpowerment del popolo, ovvero dell’azione diretta nella realtà concreta allla ricerca di soluzioni e per la costruzione di forza sociale in grado di pesare nei rapporti di froza. In due parole: autorganizzazione e autoapprendimento. La capacità di Podemos è stata quella di aver messo in collegamento attraverso il semplice slogan del “no alla paura”, migliaia di realtà di base di vario genere. Ogni realtà è in grado di intervenire nelle questioni dicendo la propria attraverso un complesso sistema di formazione del giudizio che passa anche attraverso internet. Controlacrisi ha intervistato Miguel Urban presso Communia di Roma sabato 20 settembre.

Che problemi state incontrando nella costruzione di una organizzazione lontana dagli schemi del partito come state tentando di risolverli?
Potrei stare ore a parlare dei problemi che stiamo incontrando. Ma questo è ovvio per una esperienza che ha mobilitato centinaia di migliaia di persone, molte delle quali alla primissima esprienza politica. In realtà non abbiamo inventato niente. Abbiamo cercato di recuperare cose che già c’erano. In sostanza il principio di base è che se la gente non fa politica la politica finisce per occuparsi della gente. Stiamo sperimentando un mix equilibrato tra base assembleare e reti sociali. E, soprattutto una questione per noi è importante, l’autorganizzaazione e l’autoapprendimento attraverso l’intelligenza collettiva. E fare in modo che sia sempre la gente che decida e non la direzione, come in genere succedenei partiti politici. La democrazia è la parola chiave. Ed è anche quella che ci consente di combattere chi nella crisi vuole fare i suoi affari, perché non ci può essere democrazia senza uguaglianza sociale.

Che bilancio fate di questa prima fase, che vi ha portato al Parlamento europeo?
Per il momento abbiamo capito che il Parlamento europeo decide meno cose di quanto pensassimo perché è un vero e proprio mostro burocratico, più di quanto pensassimo. E’ costruito per fare in modo che qualsiasi persona che entri non riesca poi ad uscirne. Noi andiamo a denunciare questo mostro burocratico e quello che fa l’Unione europea ma non da un punto di vista euroscettico ma da un punto di vista della necessità di un’altra Europa e di più Europa. Recuperiamo una certa idea di una Europa antifascista e partigiana. L’Europa dei popoli, insomma, che è necessario recuperare per opporlo all’attacco del neoliberismo.

Riusciremo a portare a Bruxelles una mobilitazione reale?
Noi diciamo che siamo andati in Europa a cercare alleati e amici perché ne abbiamo bisogno. E soli non possiamo. Innanzitutto bisogna costruire una alleanza tra i popoli del Sud Europa perché sono quelli più interessati che non passi la politica dell’austerità. Gli audit cittadini sul debito pubblico e il non pagamento del debito pubblico sono obiettivi che possiamo ottenere insieme. L’idea è di costruire un processo di unità popolare per confrontarsi con questa Europa.

*Fonte articolo: www.controlacrisi.org  25 settembre 2014

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